domenica 31 ottobre 2010

Dall’Italia pre-unitaria ad oggi, il continuo divenire della storia dei bersaglieri


Dall’Italia pre-unitaria ad oggi, il continuo divenire della storia dei bersaglieri". E’ stato questo il tema della conferenza che il colonnello Luciano Carlozzo, 47 anni crotonese, ha proposto nell’Auditorium dell’Istituto "Sandro Pertini" di Crotone ad un numeroso pubblico composto da centinaia di alunni delle scuole elementari e medie della città.
L’ufficiale dei bersaglieri è stato invitato a parlare della storia dei militari italiani dalla locale sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, presieduta da Antonio Sessa. L’iniziativa che rientrava tra le manifestazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, è stata caratterizzata dal tradizionale cerimoniale militare. L’incontro, una vera e propria lez ione di storia, dal forte carattere educativo è stata presentata dalla giornalista Giusy Regalino.
Hanno portato un saluto il Prefetto Vincenzo Panico, il Sindaco di Crotone Peppino Vallone, il Presidente della Provincia Stano Zurlo (che ha consegnato il crest dell’Ente), il comandante dei Carabinieri colonnello Francesco Iacono.
Carlozzo ha raccontato, partendo dal 18 giugno 1836 data di istituzione del Corpo dei Bersaglieri ad opera del Generale Alessandro La Marmora, il continuo impegno dei militari in Italia e nel mondo. Il colonnello si è soffermato sui simboli caratteristici dei bersaglieri come la fanfara, il fez, il cappello piumato, la scimitarra, i guanti neri, spiegandone i significati ad una platea di giovanissimi molto attenti. "I bersaglieri –ha detto- sono stati sempre in prima linea, nella 3^ guerra d’Indipendenza come nella 1° e 2° guerra mondiale. Oggi, come ieri, tengono alta l a bandiera italiana e con grande professionalità e prestigio sono in molti teatri operativi post-bellici".
Carlozzo ha ricordato alcuni avvenimenti che rappresentano la storia dei bersaglieri, come la "Breccia" di Porta Pia, la battaglia dell’Isonzo, la Crimea, la campagna d’Africa. "Dal 1986 ad oggi i nostri bersaglieri –ha proseguito- sono impegnati all’estero". L’ufficiale, due lauree (la prima in Scienze Strategiche presso l’Università di Torino, la seconda in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Ateneo di Trieste e due Master) ha un curriculum di tutto riguardo caratterizzato anche da un’intensa attività nei principali teatri operativi all’estero. In particolare Bosnia Erzegovina, Albania, Macedonia, Kosovo, Iraq. Dal 12 dicembre 2006 Carlozzo ricopre l’incarico di Capo Sezione Impiego Ufficiali presso lo Stato Maggiore dell’Esercito a Roma.
 La cerimonia di sabato 30 ottobre è stata caratterizzata dall’esecuzione di una serie di brani del repertorio militare proposti dalla Fanfara dei bersaglieri di Crotone che opera già da due anni ed anche dal gruppo strumentale della Scuola Media "Giovanni XXIII°". Applausi scroscianti nell’Auditorium del "Pertini" al tradizionale passaggio dei componenti della Fanfara di corsa.

sabato 30 ottobre 2010

CERIMONIA MILITARE ALLA CASERMA “EMILIO AINIS"


MESSINA – Il giorno 29 ottobre 2010, alle ore 10.30, nella Caserma “Emilio AINIS”, via Taormina – Messina, sede del 24° Reggimento artiglieria “Peloritani”, alla presenza del Generale di Corpo d’Armata Francesco TARRICONE, Comandante del 2° Comando delle Forze di Difesa (2° FOD), Comando Operativo dell’Esercito per il Centro, Sud Italia e le Isole,  ha avuto luogo la cerimonia di avvicendamento del Comandante della Brigata “Aosta”.
Il Generale di Brigata Gualtiero Mario DE CICCO è subentrato al Generale di Brigata Luigi VINACCIA. Un periodo intenso e pieno di soddisfazioni, quello del Generale VINACCIA, che ha visto i Reparti della Brigata impegnati sia in missioni operative fuori area (attualmente il 24° reggimento artiglieria “Peloritani” è il Comando italiano che gestisce la responsabilità del Settore Ovest in Kosovo), sia nell’Operazione “Strade Sicure” in Sicilia, Calabria e Campania, attività quest’ultima che vede l’’Esercito operare congiuntamente alle Forze dell’Ordine per il controllo del territorio e per contrastare la criminalità organizzata.
All’evento erano presenti le Autorità civili, religiose e militari della città di Messina.
Alla presenza della Bandiera di Guerra del 5° reggimento fanteria “Aosta”, decorata di due Medaglie d’Oro al Valor Militare, una Medaglia d’Argento al Valor Militare, una Medaglia di Bronzo al Valor Militare e un Ordine Militare d’Italia, gli onori sono stati resi da un reggimento di formazione su sette compagnie (rispettivamente del 5° reggimento fanteria “Aosta”, del reggimento “Lancieri di Aosta” (6°), del 62° reggimento fanteria “Sicilia”, del 24° reggimento artiglieria terrestre “Peloritani”, del 6° reggimento bersaglieri, del 4° reggimento genio guastatori e del Reparto Comando e Supporti Tattici “Aosta”), dalla Banda della Brigata meccanizzata “Aosta” e dalla Fanfara del 6° reggimento bersaglieri. Schierati anche i Gonfaloni del Comune di Messina e della Provincia Regionale di Messina, il Nastro Azzurro e i Labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Il Generale DE CICCO, sposato con la signora Cinzia e padre di due figli, proviene dal Gabinetto del Ministro della Difesa dove ricopriva l’incarico di Capo Ufficio “Affari del personale Militare”.
Il Generale VINACCIA rientra nello ”Staff” del 2° Comando delle Forze di Difesa come Capo di Stato Maggiore, nella sede di San Giorgio a Cremano (NA).

venerdì 29 ottobre 2010

Tursi disperso in Russia

Ritrovata la piastrina di identificazione del soldato andriese, disperso sul fronte russo, che sarà adesso riconsegnata alla sua famiglia
di Vincenzo Cassano
Una occasione quella di quest'anno per la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, per ricordare un bersagliere andriese, disperso sul fronte russo.

Nel consueto ricordo che le Istituzioni Civili e Militari italiane dedicano alla Festa del 4 Novembre, giorno in cui viene celebrato l'anniversario della vittoria nella prima guerra mondiale, con la festa delle Forze Armate e dell'Unità Nazionale, Andria tributa un ricordo per un soldato andriese disperso nella dura ritirata italiana del '42 sul fronte russo.

Domenica 7 novembre, dopo la consueta “messa al campo” presso il Monumento ai Caduti in suffragio dei Caduti di tutte le guerre, sarà consegnata dal Sindaco Giorgino ai discendenti del Bersagliere Mauro Tursi, la piastrina d' identificazione del militare disperso in Russia, ritrovata nei mesi scorsi dall'Associazione Nazionale Alpini, da anni impegnata nel ritrovamento dei poveri resti di soldati morti in battaglia o dispersi, lasciati sul suolo russo durante la rovinosa ritirata sul Don, del 1942.

Nunzio Cafagna, Commissario provinciale dell'Associazione Nazionale Bersaglieri e fiduciario dell'Associazione Nazionale reduci ed invalidi di guerra è commosso per questa cerimonia, per un andriese i cui resti mortali non sono mai stati ritrovati ed oggi -non fu il solo-, a distanza di più di mezzo secolo viene riconsegnata alla sua famiglia la sola piastrina di identificazione.

Per i giovani vale la pena di ricordare che il fronte russo, al pari di quello che avvenne in Africa con la battaglia di El Alamein, si ricorda per le battaglie sanguinose sul fiume Don ed il massacro di Nikolajewka, la tragedia delle Divisioni Tridentina, Julia, Cuneense e Vicenza, i cui soldati furono falcidiati dal piombo e dal freddo.

Per avere un idea di quello che avvenne lì in Russia basta leggere il bel romanzo “Il sergente nella neve” scritto da Mario Rigoni Stern. È la cronaca personale e cruda dello scrittore, quando era sergente maggiore dei mitraglieri, nel battaglione Vestone (divisione Tridentina) proprio durante la ritirata di Russia dell' ARMIR.

Degli oltre 200 mila soldati inviati in quella maledetta guerra, facenti parte dell'ARMIR, circa 29 mila furono rimpatriati perchè feriti o congelati, 110 mila fecero ritorno o a piedi o sulle scassate tradotte militari, mentre 10 mila furono fatti prigionieri dai sovietici e mandati nei gulagh. Per altri 74 mila uomini, purtroppo non vi fu ritorno in quanto morti o dispersi.
Tra questi vi fù anche il Bersagliere Tursi.

martedì 19 ottobre 2010

REGGIO CALABRIA. Arrivato l’Esercito. Sarà operativo dalle ore 13 di oggi

REGGIO CALABRIA. Arrivato l’Esercito. Sarà operativo dalle ore 13 di oggi
REGGIO CALABRIA. Ieri pomeriggio sono arrivati in città i primi militari, una cinquantina, del contingente dell’Esercito a cui da oggi è affidato il servizio di vigilanza continuativa allo scopo di prevenire nuove intimidazioni da parte della ‘ndrangheta. Gli altri per un totale di 80, di cui 75 operativi, hanno raggiunto Reggio in serata. I militari arrivati nel tardo pomeriggio appartengono al 1° Reggimento bersaglieri di Cosenza. In serata sono giunti i fanti del 62° Reggimento “Sicilia” di Catania e a questi si uniranno nelle prossime ore i soldati della Brigata Aosta di Messina.  A loro, che sono ospitati in alcune strutture alberghiere cittadine, da oggi spetta il compito di vigilanza fissa davanti agli uffici della Procura della Repubblica, della Procura generale, della Corte d’Appello e dell’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro, i cosiddetti obiettivi sensibili, oggetto di un’escalation di attentanti e atti intimidatori dallo scorso mese di gennaio fino ai giorni scorsi.
Gli ufficiali hanno compiuto nei giorni scorsi sopralluoghi operativi per stabilire il posizionamento strategico delle postazioni di vigilanza. I soldati che, come deciso nella riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di venerdì, saranno utilizzati in attività di controllo, diventeranno operativi con il primo turno di servizio fissato per le ore 13. Domani, alle 10, al Cedir, si terrà una cerimonia di accoglienza ai militari promossa dal Comune alla presenza del sindaco Giuseppe Raffa, dei vertici della magistratura reggina e dei rappresentanti delle forze dell’ordine. Parteciperà anche il colonnello Giorgio Bertini comandante del 62° Reggimento fanteria “Sicilia”. «Vedremo i tempi di utilizzazione. – ha detto il prefetto Luigi Varratta -Speriamo di impiegare i militari per poco perchè vorrà dire che le cose miglioreranno e la loro presenza non sarà  più necessaria». Il prefetto ha ribadito che i militari attueranno una vigilanza fissa giorno e notte con turni di sei ore e non dovranno assolvere alcun altro compito. Qunidi non pattuglieranno la città come nel 1994.

sabato 9 ottobre 2010

CORDOGLIO

                                                                     
                                                                         ONORI
L'associazione nazionale bersaglieri esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti.

quattro i militari uccisi

7° Reggimento Alpini
La storia

Mostreggiature e fregio reggimento

"Ad excelsa tendo"
 I quattro militari italiani uccisi oggi in Afghanistan sarebbero stati vittime di una imboscata al ritorno di una missione mentre si trovavano nella valle del Gulistan nella provincia di Farah. Ci sarebbe stato sia un attacco con colpi di arma da fuoco,sia l'esplosione di un ordigno. Sarebbero gravi le condizioni del militare italiano ferito nell'attentato di oggi in Afghanistan in cui sono morti quattro suoi commilitoni. Il militare avrebbe riportato numerosi traumi di vario genere; è stato "immediatamente evacuato con elicotteri di Isaf", la missione della Nato, spiegano al comando del contingente e portato nella base di Delaram. Potrebbe pero' essere trasferito nell'ospedale americano di Farah Le quattro vittime erano a bordo del Lince, in servizio di scorta a un convoglio di 70 camion civili. Gli automezzi rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata Ice. L'attentato e' avvenuto a circa 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand. Si tratta di uno dei tre distretti di cui solo di recente e' stata affidata la responsabilita' ai militari italiani.
Sono tutti alpini del 7/o reggimento di Belluno. Il reparto dei cinque, secondo quanto si è appreso, si trovava già da mesi in Afghanistan ed è prossimo al rientro in Italia.
                                                                           LE VITTIME

Sebastiano Ville era originario di Francofonte, paese del Siracusano; Marco Pedone, di 23 anni, caporalmaggiore di Patu', un comune del basso Salento dove abitava in via Silvio Pellico; Gianmarco Manca, caporalmaggiore, di 32 anni, di Alghero (Sassari). Il ferito e' Luca Cornacchia, di 31 anni, di Pescina (L'Aquila)

martedì 5 ottobre 2010

NATO: PREMIATO NEGLI USA REGGIMENTO GUERRA ELETTRONICA ESERCITO ITALIANO

sabato 2 ottobre 2010

L'esercito conta sempre più sulle soldatesse

ATTUALITÀ Il fascino della divisa. Taglia 42
Foto di Giulio Sarchiola per Io donna

ATTUALITÀ Il fascino della divisa. Taglia 42

All’età in cui i bamboccioni escono di casa queste otto ragazze vanno in missione nei Paesi in guerra, imbracciano i mitra e comandano compagnie di 70 uomini. Abbiamo chiesto come fanno a resistere. Ci hanno parlato di passione, desiderio di crescere. E di una certa idea di femminilità

di Raffaele Oriani

SE NON È VERO, FINGONO BENISSIMO. SONO CONVINTE, contente, determinate. La divisa è una vocazione, tutto il resto può seguire a ruota: «Non so dove voglio arrivare» dice una grintosa caporale. «Ma non rinuncerei ai miei obiettivi né per un fidanzato, né per un figlio ». Sono donne particolari in un ambiente di lavoro unico: «Non le chiami soldatesse» dice il colonnello Marco Centritto dell’Ufficio pubblica informazione dell’Esercito. «Per noi sono semplicemente soldati: stessi doveri e stesse opportunità dei colleghi uomini».

In realtà qualche regola ad hoc hanno dovuto studiarla: i capelli devono stare raccolti o tagliati al colletto, chi ha i buchi alle orecchie deve accontentarsi di sobri orecchini di perle, il contegno marziale va mantenuto anche quando le ragazze mollano la divisa per i jeans o il tubino. Eppure in Italia non capita di frequente che un giovane di 30 anni sia responsabile di qualche decina di persone. Capita ancora più raramente se il trentenne è una trentenne. Nell’Esercito succede, e succederà sempre più: dieci anni fa l’Accademia di Modena si è aperta per la prima volta alle allieve donne. Oggi quelle ragazze sono capitani, domani saranno colonnelli e generali. Per questo forse fingono, ma probabilmente è vero: «Le mie amiche civili mi fanno tenerezza» dice un’alpina di 26 anni. «Non si allontanerebbero mai da casa. Io quando c’è stato bisogno sono partita per una missione di sei mesi in Afghanistan».

Si tratta pur sempre di Esercito: a pochi piacciono le armi, qualcuno potrà provare più simpatia per queste ragazze che per i mitragliatori che imbracciano. Ma pare proprio che in Italia le pari opportunità viaggino meglio con le stellette che senza. Le soldate sono il 9 per cento dei volontari di truppa, le ufficiali e le sottufficiali il 5 per cento delle effettive. Ed è appena l’inizio: negli ultimi due anni hanno aperto i primi tre asili nido in caserma.

un tributo al '8°reggimento e al lavoro che a svolto sempre,sia in patria che all'estero.